Ripensando RAVENNA città sostenibile

Le istituzioni, i cittadini, le imprese e le associazioni possono e devono ripensare la città ridisegnando il modo di vivere e muoversi in una nuova dimensione, come molte città del nord Europa stanno facendo da tempo.
Ravenna potrebbe rimodulare la fruibilità del suo territorio per aumentarne la visibilità e l’accoglienza verso i propri abitanti e i turisti che torneranno a fine pandemia. Dopo mesi di isolamento occorre infatti riconiugare la cultura del web con la “terza dimensione” della realtà, ripercorrendo con occhi diversi i consueti itinerari, per disvelarne le incredibili ricchezze.
Si potrebbe ripensare la segnaletica turistica alla luce delle nuove tecnologie con interventi pavimentali a mosaico collegati virtualmente a percorsi di realtà aumentata che raccontino la storia e le civiltà che si sono succedute sul territorio, un museo stratigrafico unico al mondo che racchiude il passato e il futuro della città.
Serve mappare la rete di piste ciclabili rendendo più agevoli i collegamenti tra i percorsi naturalistici delle pinete e del mare con quelli del centro che comprendono i monumenti Unesco e i luoghi di interesse culturale della città, ma anche rivalutando borghi storici come San Biagio e San Rocco, in connessione con i luoghi della ristorazione e della gastronomia, rendendo egemoni biciclette e pedoni, per respirare meglio, per riammirare la città in tutte le sue diversità.
Potrebbero essere rivalutati gli spazi verdi delle mura con le loro porte, i giardini e gli orti, anche con la collaborazione di privati, da inserire in percorsi storico-artistici e gastronomici per bici, skateboard, monopattini e cargo-bike; una mobilità di cui Ravenna è già in parte vocata, ma che andrebbe inevitabilmente ripensata.
Caffetteria e ristorazione in particolare potrebbero avere la possibilità di aumentare gli spazi per i dehors senza dover sostenere eccessi di tassa di occupazione del suolo pubblico, mantenendo intatte le capacità di accoglienza, nel rispetto delle norme dell’emergenza: strutture belle, con pergole ombreggianti, verde e nuovi alberi che crescono e diventano patrimonio naturale di tutti, con l’impegno di essere attenti allo spreco e al biodegradabile e di proporre piatti con prodotti autentici, in piena trasparenza ‘dal produttore al consumatore’.
Esercizi pubblici che aumentano l’offerta di servizi come la ‘consegna a domicilio’ e l’asporto con particolare attenzione ai più bisognosi tramite l’operazione “piatto sospeso”, come embrione di un fondo cittadino comune per affrontare in modo adeguato il “contrasto alla povertà alimentare”.
Esercizi che adeguino spazi e tempi ai ritmi degli eventi e delle istituzioni culturali. Eventi anche diffusi nei mille angoli della citta con una programmazione “in continuum” per noi ravennati e per un turismo di qualità.
I ‘negozi e le botteghe’ di Ravenna, che come l’intero turismo, hanno subito la crisi forse più di tutti. In particolare caffè, ristoranti, drogherie, pizzerie, trattorie possono riprendersi se si ricrea un nuovo clima, un nuovo ambiente per imprese che devono innovare ben sapendo che il passato non tornerà.
Un’alleanza fra paesaggisti, architetti e urbanisti, designers e artisti, cuochi e nutrizionisti potrebbe trasformare quella che ora appare un’esigenza con impegni insormontabili nell’opportunità di cambiamento positivo della città.
Il tutto all’insegna di una vera ripresa economica e culturale di una città che vuole riemergere dalla crisi verso una nuova normalità, che renda omaggio e merito in primis a tutto il personale sanitario nel segno dei camici bianchi: le divise più pacifiche, celebri e universali, che presiedono l’alimentazione e la salute, chef e medici insieme a tutti i ravennati.

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